Le frontiere del video marketing nel 2024

Le frontiere del video marketing nel 2024

In un mondo in cui tempo libero, attese e informazione passano necessariamente dai social media, per le imprese, grandi e piccole, è fondamentale posizionarsi lì, in quanto inserzionisti. Il formato d’elezione dei social è quello video, ma il video marketing è veramente necessario anche per le PMI? C’è modo di farlo con un occhio al budget e uno ai risultati? Come si fa il content video marketing in maniera efficace? Ne parliamo oggi.

Video marketing: una breve definizione

Secondo Digital 2024, il report di We Are Social, gli Italiani passano quasi 6 ore al giorno online, di cui 2 (in crescita) sulle piattaforme social. La tv tradizionale, con i suoi ampi spazi dedicati agli spot, è guardata (anche sporadicamente) dal 90% degli italiani, per una media di tre ore e mezzo al giorno. 

Piattaforme pubblicitarie perfette per il video marketing: l’utilizzo di contenuti video per promuovere un marchio, un prodotto o un servizio, in autonomia o in un ecosistema più complesso di canali.

Le origini del video marketing

Il primo spot televisivo della storia fu una pubblicità statica degli orologi Bulova, trasmessa in USA prima di una partita di Baseball nel 1941. Più evocativa, la prima pubblicità a colori della televisione britannica: è il 1969 e una bambina si aggira per la bucolica campagna inglese, terra di coltura dei piselli surgelati Bird’s Eye. Visto il soggetto, oggi il claim sarebbe un filino problematico: “we pick ‘em younger”.

In Italia Carosello esordì in Rai nel 1957, diventando occasione di sperimentazione di linguaggi e personaggi, nonché un fenomeno di costume.

Video Killed The Radio Stars

Da allora il video marketing ha fatto tantissima strada. Un’escalation che ci ha portati a spot televisivi la cui trasmissione arriva a costare fino a 7 milioni di dollari per un passaggio di 30’’ durante il Super Bowl e ad un ecosistema social totalmente sorretto dal video marketing.

Era il 2013 quando Facebook (oggi Meta) acquisì Instagram, implementando una tecnologia che permise agli utenti di caricare video. Nel 2020 vengono lanciati i Reels, per contrastare la scalata di mercato di TikTok. Da quel momento, tutti i principali social media sono video-first. Gli algoritmi privilegiano i video, e gli advertiser seguono.

Come fare video marketing: una strategia efficace

Come per ogni contenuto pubblicitario di un’azienda, il video marketing può essere utilizzato per uno di questi obiettivi principali:

  • generare awareness, conoscenza del brand
  • generare engagement, migliorando la retention della marca tra il suo pubblico
  • generare conversioni: vendite o raccolta di lead

Per le video adv valgono gli stessi macro step del settore marketing:

  • individuare gli obiettivi
  • studiare cosa fa la concorrenza
  • selezionale accuratamente il target
  • sviluppare le buying personas
  • definire il budget
  • selezionare i canali
  • creare i contenuti (affidandosi ad un agenzia o selezionando accuratamente i content creator da coinvolgere

Quali sono i canali migliori per il video content marketing

Se la TV e gli OOH sono ad esclusivo appannaggio dei grandi brand, i canali accessibili anche alle PMI non mancano. Vediamo i principali.

YouTube, la tv on demand che guardano proprio tutti

YouTube è la potenza per eccellenza del video marketing. Offre ai brand un accesso su larga scala ad audience in target: attraverso i canali istituzionali del brand, adv o collaborando con influencer e creators.

  • Con 14,43 miliardi di visite giornaliere e oltre 2,7 miliardi di utenti che vi accedono mensilmente, YouTube è uno dei motori di ricerca più grandi al mondo, secondo solo a Google, che occupa il primo posto con quasi il triplo delle visite totali. (Data Reportal)
  • Il 95% delle persone tra 18 e 29 anni e il 95% tra 30 e 49 anni utilizzano YouTube. (Pew Research Center).
  • Il 54% degli utenti visita la piattaforma quotidianamente e più di un terzo più volte al giorno. (Pew Research Center)

YouTube è cosi grosso da essere quasi impossibile da misurare. La sua ampiezza e capillarità fa sì che alcuni studiosi non lo considerino più una piattaforma digitale, bensì un’infrastruttura.

fonte.

Social platforms e influencer marketing

Una volta, per valutare un prodotto, i consumatori navigavano in internet, spulciavano recensioni online, guardavano gli spot pubblicitari e magari qualche video di YouTube. Ora, con il video marketing presente su tutti i principali social network, gli utenti fanno sempre più affidamento su quest’ultimi per le loro ricerche.

I video prodotti da content creator e influencer consentono ai consumatori di scoprire come funziona un prodotto o un servizio, scoprendo vantaggi e difetti prima di acquistarlo. Molto più efficace di un contenuto testuale o iconografico, il video marketing dei testimonial risulta più autentico, genuino ed istruttivo.

La creator economy è un settore florido ed in crescita, come raccontiamo nel nostro focus sui macro trend del 2024. Questa crescita riflette la tendenza più ampia menzionata nell’introduzione: i contenuti video stanno dominando Internet, e tutti gli indicatori suggeriscono che si tratti di un cambiamento duraturo.

Creare video adv nel 2024, i nostri consigli

Secondo dati PayPal 2023, il 77% dei consumatori italiani effettua acquisti o pagamenti online dal proprio device e il 41% lo fa tramite una piattaforma social.

I video short-form sono qui per restare

Nel frenetico panorama digitale, i brand devono essere in grado di distinguersi con video brevissimi (tra i 15’’ e i 30’’) che catturino l’attenzione del target in modo rapido e deciso. Il lato positivo è che video brevi hanno un elevato ritorno sull’investimento (ROI), richiedendo meno impegno in termini di creazione e, automaticamente, costando meno.

L’advertising nativo sulle piattaforme è ancora utile

Quando un brand investe per mostrare i propri contenuti su un sito terzo o sui canali social, parliamo di pubblicità nativa. Gli annunci nativi appaino nel normale flusso dei social media, assomigliando più a contenti di intrattenimento che ad annunci tradizionali. Mimetizzarsi con il contenuto li rende meno invasivi e più efficaci. Aumenta (di +6,8%) anche il numero di italiani che afferma di aver cliccato su un contenuto social sponsorizzato (14,1%), mentre diminuisce di 2,5% il numero di chi ha cliccato su un banner di un sito web (11,5%). (fonte)

Scegli bene i tuoi testimonial, influencer e content creators

Per il 25% degli utenti italiani i social sono una fonte di scoperta di nuovi brand/prodotti/servizi.

E quando per il video marketing si collabora con influencer e content creators, si sfrutta la loro community, già in target e che si fida del suo giudizio e consiglio. I micro-influencer, con un numero di follower compreso tra 10.000 e 100.000, sono una soluzione più conveniente e spesso più efficace: le community sono più strette e percepite dagli stessi partecipanti come più autentiche.

Ottimizza il tuo video marketing in chiave SEO

Dal punto di vista di Google, non solo la presenza di video migliora l’autorevolezza di una pagina web, ma i video stessi vengono promossi venendo mostrati in preview nella SERP. Win-win.

Per questo è importante impostare correttamente i metadati del video, incorporando parole chiave pertinenti e garantendo che il contenuto sia strettamente in linea con la strategia SEO del sito web. Anche sui social è possibile indicizzare il contenuto dei video, inserendo dove possibile tag con parole chiave.

Video content marketing: esempi di successo

Ecco le nostre video adv preferite dell’ultimo periodo. Sotto ogni video, il perché pensiamo che anche una PMI possa prenderle ad esempio.

Il Ketchup artificiale di Heinz

Titolo campagna: Just like humans, A.I. prefers Heinz

  • Brand: Heinz Ketchup
  • Canali: OOH, X (Twitter), Instagram
  • Ci piace perchè: usa l’intelligenza artificiale in modo ironico

Per dimostrare che l’associazione tra ketchup e Heinz è immediata, il brand ha utilizzando il generatore di immagini Dall-E, usando parole, anche senza senso, e frasi combinate in cui era presente il termine “ketchup”.

Billie, vintage e inclusivo

  • Titolo campagna: 10 things I hate about hair care
  • Brand: Billie
  • Canali: Social Media
  • Ci piace perché: è inclusiva e nostalgica al tempo stesso

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Billie (@billie)

Billie lancia un prodotto per capelli con un adv che fa riferimento ad una scena iconica del film “10 cose che odio di te”. La pubblicità ha lo scopo di respingere le critiche rivolte al corpo delle donne, sottolineando il valore di prendersi cura e celebrare del proprio corpo.

Il risucchio della zuppa

  • Titolo campagna: Nothing Satisfies Like Pot Noodle
  • Brand: Pot Noodle
  • Canali: TV, online, social, radio, stampa
  • Ci piace perché: È data driven

Una campagna precedente del brand aveva fatto parlare di sé per il risucchio della zuppa, ritenuto da molti fastidioso. In risposta, il brand ha creato una campagna iper-mirata per proporre l’effetto sonoro solo a chi non da fastidio. A coloro che potrebbero essere infastiditi dal suono, verrà mostrata una versione alternativa.

Il marketing per la beneficienza, fatto bene

  • Titolo campagna: The Class Photo
  • Brand: Education Above All
  • Canali:
  • Ci piace perchè: Cinematico e in presa diretta al tempo stesso

The Class Photo – Education Above All from Nic Bello on Vimeo.

Scritto e girato da Nic Bello, con cui abbiamo il piacere di lavorare in questo periodo, riesce a pieno nella grande sfida della comunicazione umanitaria: smuovere le emozioni, senza scadere nella pornografia del dolore.

E l’intelligenza artificiale: è il video marketing del futuro?

L’intelligenza artificiale (IA) sta rivoluzionando anche il mondo della produzione video. Le prime clip prodotte da SORA, il nuovo strumento di IA generativa di OpenAI, sono incredibili. Ad oggi l’intelligenza artificiale è sicuramente uno strumento utile ad automatizzare e semplificare alcuni processi di produzione video. Dall’ottimizzazione della qualità audio video alla trascrizione e traduzione di sottotitoli, l’IA consente un notevole risparmio di tempo. Di sfide ed opportunità dell’IA nei settori creativi, avevamo parlato qui.

In termini di risultato finale però, la delusione è dietro l’angolo. Vi salutiamo con la tagliente opinione di Ryan Broderick, esperto di Internet Culture, sul tema:

“A che scopo creare così tanti contenuti digitali di scarsa qualità? Perché chiedere a una macchina di scoreggiare cento immagini orrende invece che commissionarne una bella o un buon video? Io penso che l’unico vero caso d’uso per l’AI art sia inondare i social media con un mare di melma senza valore. E l’unico motivo per farlo è pubblicizzare qualcosa o truffare le persone. […] Ma l’AI art non è nemmeno troppo efficace in questo senso, perché già ora, puzza di spam. […] Un sentimento che ho percepito nel fine settimana, quando un utente di X, rispetto alla nuova campagna di marketing di Nicki Minaj creata con l’intelligenza artificiale, ha scritto: ‘Sai cosa penso delle immagini promozionali fatte con l’intelligenza artificiale? Manda il messaggio che non hai budget. È l’equivalente digitale di una borsa Chanel palesemente contraffatta. Il marchio ne esce immediatamente indebolito’. […] Questo perché questi strumenti non possono creare nulla di nuovo, mischiano gli stili più basici della digital art in un impasto che appare immediatamente datato.”

Per approfondire:

Il valore aggiunto della bici in pubblicità
Tra gioco e suscettibilità, il panorama dell’ironia pubblcitaria in Italia
Un video virale non nasce virale
Meme e viralità – Fenomenologia di internet
I migliori spot di Natale

, , , , , , ,