Riqualificazione urbana: win-win per ambiente, cittadini e aziende

24 Aprile 2024 Sottosopra Comunicazione

Riqualificazione urbana: win-win per ambiente, cittadini e aziende

Ci siamo. Lo scorso 2 marzo 2024 è diventato legge il Decreto attuativo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Dentro ci sono fondi per la riqualificazione urbana per 8,3 miliardi complessivi. Una cifra importante, che potrebbe migliorare significativamente la qualità della vita nelle città e nelle periferie. Ma cos’è, esattamente, un piano di riqualificazione urbana? E che ruolo hanno le aziende private in una questione che a prima vista potrebbe apparire squisitamente pubblica?

Cosa significa fare riqualificazione urbana?

“Riqualificazione urbana” è un termine ombrello che include tutte le iniziative politiche ed economiche, pubbliche o in compartecipazione con le aziende, per la promozione dell’inclusione sociale, il miglioramento della qualità della vita dei cittadini e l’efficientamento energetico della città.

Sono esempi di riqualificazione urbana gli interventi di manutenzione e ammodernamento di piazze, strutture pubbliche, abitazioni o quartieri in stato di degrado, disuso o semi-abbandono.

L’obiettivo della rigenerazione non è però esclusivamente infrastrutturale. Il suo scopo sul lungo termine è rendere le città più sostenibili e migliorare le condizioni sociali e ambientali dei suoi abitanti, soprattutto di coloro che ne abitano i margini.

Cosa comporta la riqualificazione urbana:

Gli investimenti in Italia si articolano principalmente su tre assi.

1. Rigenerazione ambientale

Focalizzata sul recupero di aree abbandonate e sul miglioramento della geografia urbana, comporta:

  • creare o ri-attrezzare e ri-forestare i parchi pubblici.
  • creare e mantenere piste ciclabili.
  • recuperare aree pubbliche e strutture di pubblico interesse.
  • demolire di opere abusive.

2. Rigenerazione del tessuto economico

Concentrata sulla crescita delle imprese del tessuto locale, comprende:

  • iniziative a sostegno dell’occupazione.
  • sviluppo di competenze.
  • incentivi alla nascita di nuove imprese.
  • In ambito agricolo, creazione di strumenti per regolarizzare i lavoratori e strapparne la gestione alla criminalità organizzata.

3. Rigenerazione culturale

Dedicata alla promozione di arte, salute, benessere e istruzione, l’obiettivo della rigenerazione culturale è di coinvolgere famiglie ed abitanti delle periferie per:

  • ridurre la dispersione scolastica
  • aprire centri culturali o ricreativi nelle zone più svantaggiate.

In sostanza, gli interventi di riqualificazione urbana hanno un carattere spiccatamente sociale ed inclusivo, con un occhio ormai imprescindibile alla sostenibilità ambientale.

 

Progetti di riqualificazione urbana: 3 esempi di successo in collaborazione con le aziende

Il modello pubblico-privato, che caratterizzerà anche la realizzazione del nuovo Piazzale Loreto, si inserisce in una gestione urbana già molto comune nei Paesi anglosassoni. In questo contesto è molto importante che l’istituzione pubblica vigili che le aziende si impegnino concretamente e sul lungo termine.

Sponsorizzare un’aiuola in cambio di un cartello con il logo dell’azienda non basta per considerarsi un intervento di riqualificazione urbana. Serve che l’azienda sia presente lungo tutta la filiera dei lavori e che si intesti la responsabilità dell’efficacia e del mantenimento del progetto.

1. Parchi Agos “green & smart” a  Milano, Torino, Padova, Lucca, Roma, Catania, Lecce

Agos Rigenerazione Urbana

foto: parchiagos.it

Presentata nel settembre 2021, l’iniziativa ha visto riqualificare in meno di tre anni ben sette parchi urbani in quartieri periferici. I parchi sono dotati di wifi e infrastrutture sportive a libero accesso per gli abitanti e le famiglie dei quartieri interessati. (Agos è una società finanziaria leader nel settore del credito al consumo.)

2. KLM e le ciclabili di Napoli

riqualificazione urbana | Napoli e Klm

foto: comune.napoli.it

La giunta napoletana ha approvato 38km di ciclabili per collegare il capoluogo cittadino alle sue aree più periferiche, da svilupparsi entro il 2026. Nel frattempo KLM è subentrata per la manutenzione dei primi due kilometri di piste ciclabili, sostenendo che nei prossimi anni continuerà a sostenere la rete ciclabile cittadina, se i cittadini si mostreranno interessati ad usarle.

3. IGT e il Casilino Sky Park di Roma

rigenerazione urbana

foto: infobuildenergia.it

Da un paio d’anni, la copertura del garage multipiano del Centro Commerciale “Ipercoop Casilino” è diventata, grazie all’intervento dell’azienda IGT (settore scommesse)  una piazza sopraelevata, uno spazio polifunzionale e variopinto: campi da gioco, street art, eventi e concerti. Fondamentale l’intermediazione dell’APS locale e dell’associazione Fusolab, che da anni lavora nelle periferie romane e ne conosce le istanze. Non mancano infatti anche attività ludico-ricreative con didattica per i bambini.

FONDI EXTRA PER LE GRANDI CITTà

Nel PNRR sono previsti 665 mln € extra per le città più popolose, di cui circa il 60% sarà destinato alle aree più in difficoltà di Roma e Milano.

Il progetto G124 del team di Renzo Piano

G124 è il gruppo di lavoro del senatore Renzo Piano sulle periferie, da sempre a cuore all’archistar nato nei sobborghi genovesi e formatosi al Politecnico di Milano, abitando la Lambrate dei primi anni ’70. Il suo è un “progetto di rammendo”. Secondo Piano, “le periferie, sono la città che sarà, la città che lasceremo ai figli”. Il G124 è costituito da giovani architetti (tutti sotto i 35 anni e retribuiti con lo stipendio del Senatore) che affiancati da sociologi, antropologi, economisti, critici e urbanisti hanno lavorato e stanno lavorando a microcantieri sparsi su tutta la penisola

Il metodo del Maestro, si articola in 6 step di cui dovrebbe fare tesoro ogni amministrazione e ogni azienda che volesse cimentarsi in interventi di riqualificazione urbana:

  1. Garantire il mix generazionale, etnico, economico e funzionale.
  2. Fecondare le periferie disseminandole di edifici pubblici, servizi, scuole, università, biblioteche, centri civici, attività culturali, sociali e di servizio.
  3. Potenziamento dei trasporti pubblici e stop ai grandi parcheggi.
  4. Il verde come tessuto connettivo, elemento aggregatore, filtro tra città e campagna, limite al consumo di suolo.
  5. Il processo deve essere partecipativo: le comunità che abitano i territori devono essere coinvolte nella progettazione.
  6. La diagnostica scientifica, le tecnologie di cantiere leggero, il miglioramento funzionale ed energetico sono fondamentali.

Milano, bandi di rigenerazione urbana e l’input di Sottosopra

Milano è sicuramente ricettiva rispetto alla sponsorizzazione privata di interventi di riqualificazione urbana, sul sito del Comune si trovano una ventina di tipologie di interventi finanziabili dalle aziende: dalle Piazze Aperte alle aree verdi, dai campi da gioco alle piantumazioni, dalle estensioni delle aree pedonali agli orti urbani. Si trovano tutte qui.

La sponsorizzazione, rivolta a tutti i soggetti pubblici e privati in possesso dei requisiti generali di idoneità morale e tecnica previsti per legge, può tradursi in:

Presentazione di proposte
per la realizzazione di progetti di riqualificazione e rigenerazione urbana di spazi pubblici della città.

Presentazione di offerte
su appositi progetti per i quali è stata indetta selezione mediante pubblicazione di schede tecniche progettuali di dettaglio.

CiclaMI – La call to action di Sottosopra per il Comune di Milano e le imprese meneghine

Quello di Sottosopra Comunicazione, Società Benefit dal 2021, è un punto d’osservazione privilegiato, all’intersezione tra pubblico, privato e terzo settore, che ci permette di proporre periodicamente progetti di advocacy per incentivare la mobilità ciclabile.

Tra i tanti progetti che abbiamo ideato a sostegno della mobilità attiva, ce n’è uno che noi consideriamo il nostro progetto cardine, il modello che unisce le forze e le competenze di tutti per accelerare il cambiamento. L’abbiamo chiamato CiclaMI, è già stato presentato al Comune di Milano e ad alcuni brand milanesi. Un progetto in cui individuiamo il ruolo del Comune nel pianificare e realizzare le infrastrutture ciclabili, e quello dei brand nel finanziarle, comunicarle e coinvolgere i cittadini, diventando ambassador della cultura green del Comune di Milano.

Perché è importante occuparsi dei margini

La cifra comune a tutti questi interventi è che la riqualificazione e la rigenerazione arrivano lì dove la gentrificazione e il profitto rischiano di mangiarsi tutto, spingendo gli ultimi sempre più fuori, in nome della corsa senza limite dell’edilizia privata.

Ne “L’ultima Milano”, edito da Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e a cura di Faccini e Ranzini, una coppia di urbanisti e ricercatori del Politecnico di Milano, si individua il margine come spazio ambivalente:

“Il margine è uno spazio in cui inclusione ed esclusione si confrontano e si intrecciano. Luoghi che sono ambiti di confino, separazione o allontanamento, ma che permettono a chi oggi li abita di restare, di continuare cioè a essere parte del corpo sociale della città.”

E se una volta in una prospettiva di crescita e di aumento del benessere diffuso il margine rappresentava l’attesa dell’inclusione, oggi, “la radicale trasformazione del mercato del lavoro, unita alla contrazione dei sistemi di welfare nazionali e locali, hanno prodotto una pluralizzazione degli ambiti di precarietà e reso i tracciati della marginalità molteplici e variabili. Il margine ha assunto una nuova forma e un nuovo ruolo e rappresenta sempre più l’anticamera dell’espulsione dal sistema.”

Parole condivisibili e dolorose per noi milanesi che negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad una crescita rapida e rapace della nostra città. Ai margini non ci stanno più solo le famiglie immigrate che occupano l’abitazione che il Comune ci mette troppo ad assegnargli. Ci sono gli studenti che altrimenti arriverebbero a pagare fino a 900€ per una stanza. I giovani lavoratori e le giovani lavoratrici il cui magro stipendio non basta per un affitto intramuros, i padri separati, le famiglie dei tranvieri e delle postine, i single, gli anziani con la minima, le persone con un lavoro normale che non possono contare sul welfare familiare della casa ereditata della nonna.

Quindi ben vengano gli interventi partecipati delle aziende private, viva il brand urbanism, ma solo se si inseriscono in una conversazione più ampia su come aumentare la capacità di protezione e cura dei sistemi urbani, mitigando gli effetti delle diseguaglianze socioeconomiche ed accogliendo diversità e fragilità.

L’assenza di una politica per la marginalità su scala cittadina, fa sì che gli interventi di iniziativa pubblico-privata, così come l’incessante lavoro del terzo settore sul territorio restino “a spot”, privi di una visione comune.

La città inclusiva, la città delle persone non può partire dall’iniziativa di sparuti mecenate corporate o dalla buona volontà delle onlus e dei parroci: serve una chiara visione politica e istituzionale.

Su urbanismo e inclusività:

 


foto: parchiagos.it | comune.napoli.it | infobuildenergia.it |
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