Mobilità urbana in bicicletta: buone intenzioni su 2 ruote

12 Gennaio 2022
12 Gennaio 2022 Irene Ivoi

Mobilità urbana in bicicletta: buone intenzioni su 2 ruote

Da quando conosco Sottosopra le mie antenne verso la mobilità urbana in bicicletta sono più all’erta del solito.

Ho iniziato ad osservare quello che da qualche anno si chiama bike economy da circa 6 anni grazie ad amici diventati fan della bicicletta che mi raccontavano esperienze di viaggio, accessori sempre più performanti e app dedicate. 

Un mondo sempre più desiderabile!

A ciò si aggiunge il fatto che vivendo tra Firenze e Milano riscontravo sempre più restrizioni all’uso di mezzi privati a motore e proliferare di nuovi brand di biciclette persino esposti in vetrina come se fossero cappotti di MaxMara.

Stava succedendo qualcosa!! 

In sostanza muoversi in bicicletta iniziava davvero a diventare un’esperienza richiesta, capace di collegare persone interessate a condividerla e che quindi diventano mini-comunità, urbane e non.

Il tutto valica i confini dell’agonismo, perché non è necessariamente quella la spinta motivante.

E allora mi sono chiesta quali spinte agiscono o potrebbero agire sempre meglio per facilitare un uso della bicicletta, specie nei contesti urbani? 

Iniziamo dalle restrizioni 

Le restrizioni all’uso dei mezzi motorizzati privati sono sicuramente un fattore determinante. Inutile negarlo anche se i divieti poco ci piacciono, quando i centri storici diventano pedonali c’è poco di che girarci intorno.

L’esempio dei primi cittadini è una spinta potente 

L’operazione Sindaco Pedala! messa in piedi da Sottosopra con il supporto prezioso dell’associazione Comuni virtuosi, è esemplare: usa il meccanismo della gamification per attivare una sfida non competitiva tra sindaci disposti ad essere i primi testimoni della necessità di andare in bici. E ogni sindaco lo fa scegliendo 3 obiettivi su cui mettersi in gioco in una settimana, ad esempio bike-to-work, bike-to-school o altro.

È una risposta vera e non raccontata (così evitiamo i bla bla bla) che lo avvicina ai suoi cittadini e lo costringe a misurarsi con le infrastrutture della propria città (allo scopo anche di migliorarle se serve). È quasi un nudge perché comunque si fonda su un ascolto attivo. 

Poi ci sono gli incentivi economici

E qui si apre un mondo poco nudge ma efficacissimo (da sempre). 

Oltre agli aiuti economici messi in piedi in anni recentissimi per l’acquisto di e-bike, c’è chi riesce a spingere anche l’uso delle bici: è il caso di PinBike, brillantissima startup pugliese e già ospite di Sottosopra con un’intervista a Nico Capogna. Essa propone ai comuni un kit che consente ai cittadini in bicicletta di ricevere fra i 20 e i 25 centesimi per km nelle tratte casa/scuola e casa/lavoro e fino a 4 centesimi nelle tratte generiche effettuate all’interno del perimetro urbano.

Ed anche le aziende possono adottarlo e dimostrare così una riduzione dei propri impatti ambientali (le più grandi sono obbligatoriamente dotate anche di mobility manager).

Se in futuro il codice della strada permettesse di pagare le multe andando in bicicletta, il kit di PinBike potrebbe essere abilitato anche a fornire adeguata misurazione per seguire questa direzione.

Maggiore sicurezza e meno auto

Le piste ciclabili significano sicurezza, quindi sono e saranno sempre un topic fondamentale: Bologna si distingue per essere quella che ne vanta di più: 12,4 metri lineari ogni 100 abitanti. Ce lo ricorda Legambiente con l’ultimo rapporto Ecosistema Urbano 2021.

Le piste ciclabili sono anche un’occasione per costruire e favorire nuovi circuiti turistici a base di bici (quindi uscendo dal perimetro urbano) che oggi attirano un pubblico più vasto e attrezzato rispetto al passato. 

Ma per accrescere la sicurezza sono ancora più importanti le regole che limitano la velocità massima consentita nelle città: la regione di Bruxelles per esempio già ha introdotto dal 1° gennaio 2021 il limite massimo di velocità per gli autoveicoli pari a 30 chilometri orari. Non mancano alcune eccezioni. È infatti permesso di guidare solo su alcune strade o assi principali della città, ad una velocità limitata tra i 50 e i 70 km/h, mentre nelle zone residenziali, la velocità massima consentita sarà invece di 20 km/h. 

Valencia per le strade ad una corsia lo ha già fatto dal 2019.

Ma parallelamente, come ci ricordano Simone D’Antonio e Paolo Testa in “Le città sono la soluzione”, bisogna anche togliere le auto dalle strade per promuovere la mobilità ciclabile. In Italia ce ne sono veramente troppe.

Sempre più sharing

Come ci dice anche il quinto e ultimo rapporto dell’Osservatorio nazionale sulla sharing mobility: “nel 2021 scooter, bike e monopattini in sharing hanno superato i valori del 2019 pre-pandemia e il car sharing li sta raggiungendo in queste settimane”. i numeri rilevano che: 

  • In Italia “sono 5.600.000 le iscrizioni ai servizi di mobilità condivisa, con 158 servizi di sharing attivi in 49 città (il triplo del 2015)”.
  • “Circa 15 milioni di italiani possono utilizzare almeno un servizio, con quasi 90.000 veicoli in condivisione”.
  • Milano si conferma la città della sharing mobility, seguita da Roma e Torino.

La comunicazione

Resta un anello forte, anzi fortissimo perché grazie ad essa si possono eccome stimolare nuovi comportamenti, attivare competizioni, mettere in campo il principio della norma sociale o del default (per restare in linguaggio nudge) per traghettare persone dal motore al pedale. Mi ha colpito la storia di Monaco, raccontata in questo convegno da Patrick Kofler, CEO di Helios. quando ci dice che l’esperienza, e quindi l’emozione, conta più delle parole, che la bicicletta (il suo uso) ha bisogno di brand design, che serve attivare un cammino di identificazione e i cittadini devono sentirsi parte dell’ecosistema proposto. Solo così la bicicletta assume valore d’uso e non solo oggettuale. Diventa cioè patrimonio della collettività, il che in cascata genera rispetto e attenzione per chi la sceglie. È pur vero che il comune di Monaco ha impiegato una quota considerevole (pare un ¼) del budget disponibile per il sistema bici in comunicazione.

E chiudiamo con i furti

Annoso problema che mortifica troppo spesso la voglia di cambiare. In Europa vengono rubate ogni anno 3,5 milioni di biciclette, 6 al minuto. Servono soluzioni, alcune sono già disponibili ma ad aprile 2022 ne arriverà una eccellente sul mercato italiano.

Ssshhhh…non possiamo ancora dare anticipazioni 🤐

Illustrazione originale di Roberto Rubini.
Chi è Irene Ivoi? Conoscila nella nostra intervista qui.

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Irene Ivoi

Mi sono laureata in industrial design con una tesi di economia circolare nel 1992. L’economia circolare in quel tempo non esisteva ma le ragioni per cui avrebbe dovuto esistere mi erano chiarissime. E per fortuna sono state la mia stella polare. Da sempre progetto strategie, scrivo, parlo e penso per aziende e organizzazioni pubbliche e private.