Fake News: 5 profili Instagram e una guida per riconoscerle ed evitarle

27 Ottobre 2022 Sottosopra Comunicazione

Fake News: 5 profili Instagram e una guida per riconoscerle ed evitarle

Fake News, bufale, falsi miti, leggende metropolitane, complottismi. L’ecosistema mediatico moderno è irto di ostacoli per coloro che cercano la verità. Una questione sicuramente epistemologica ma con conseguenze molto, molto pratiche.

Cosa sono le fake news?

Le fake news (in italiano notizie false, bufale, falsi miti) sono informazioni e storie finte o fuorvianti, divulgate da media formali e informali e diffuse allo scopo di circolare il più possibile, modificando o rafforzando le credenze della popolazione. Recentemente il termine fake news è diventato oggetto di dibattito, in quanto impiegato impropriamente da importanti esponenti politici (uno su tutti Donald Trump) per screditare la stampa, giudicata come avversa e parziale nei loro confronti.

Dalle più innocue leggende metropolitane fino alle notizie false che alimentano la guerra dell’informazione e la propaganda, le fake news possono avere un fine satirico, politico, o economico (se lanciate da siti click-bait). Negli ultimi vent’anni, con la capillare diffusione dei social network, la circolazione di bufale e notizie false è cresciuta esponenzialmente, e con essa i potenziali danni sociali (si pensi alle inferenze nella campagna elettorale statunitense del 2017, o nella perpetrazione di stereotipi volti a fomentare odio verso le minoranze). In quest’articolo vedremo come i social network si stanno impegnando per verificare le fonti a monte, su come noi possiamo proteggerci a valle e i nostri account social preferiti che si occupano di divulgazione e debunking. Ma prima capiamo perché storicamente abbiamo sempre abboccato ai falsi miti.

Luoghi comuni e falsi miti: perché esistono?

L’emozione chiave qui è la paura, come spesso accade quando si parla di odio. La paura e il suo bias di conferma alimentano le voci infondate. Più l’ansia diventa collettiva, più aumenta la probabilità di teorie incontrollate. Rumor Mills nel suo libro The Social Impact of Rumor and Legend dice: “Le voci infondate nascono e si diffondono quando la gente si sente insicura e ansiosa rispetto a qualcosa che la riguarda personalmente e quando la voce appare credibile in base alla sensibilità di quanti sono implicati nella sua diffusione”. Insomma, se in tanti lo dicono, forse allora è vero. E se queste storie fomentano un’idea con cui sono già d’accordo, allora meglio ancora.

Proteggersi da fake news e falsi miti

Abbiamo dragato i nostri profili social per selezionare i nostri 5 account preferiti che si occupano di sbugiardare complotti e pseudoscienze, di sfatare falsi miti e luoghi comuni nei settori più disparati: dalla pulizia del bagno alla medicina.

FUN FACT: PERCHÉ SI DICE BUFALA?

Il termine deriva dall’espressione “menare per il naso come una bufala”, un antico modo di dire per indicare la presa in giro. Ad esso si può ricollegare anche l’espressione “popolo bue” che indica le masse inclini a confidare in luoghi comuni e falsi miti.

CICAP: i primi contro le pseudoscienze

Su Instagram: @cicap_it

Il CICAP, Il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze è l’apripista pre-social di tutti gli account di divulgazione e debunking. Fondata, tra gli altri, da Piero Angela, il CICAP è un’associazione a scopo sociale che promuove un’indagine scientifica e critica nei confronti delle pseudoscienze, del paranormale, dei misteri e dell’insolito, con l’obiettivo di diffondere la mentalità scientifica e lo spirito critico. Fun fact: ne fanno parte anche Raul Cremona e il mago Silvan, e il comitato organizza anche un corso per indagatori di misteri!

 

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Un post condiviso da Ruggero Rollini (@ruggerorollini)

Ruggero rollini, comunicatore della scienza

Su Instagram @ruggerorollini

Rollini è senza alcun dubbio l’erede social di Piero Angela, e l’endorsement arrivava da Piero Nazionale in persona. Ruggero è un chimico tutto d’un pezzo (nonostante i suoi 26 anni!), autore di Superquark e divulgatore scientifico. Ha scritto un libro sulla chimica nelle cose di casa e sul suo Instagram trovate debunk di ogni genere: dai metodi di pulizia fai da te ad una critica a come viene trattato il cambiamento climatico in tv.

Dario Bressanini, l’amorevole chimico di quartiere

Su Instagram @dario.bressanini
Bressanini è docente universitario, scrittore e divulgatore. Appare in varie trasmissioni e fa un lavoro approfondito anche su Instagram, ma il posto dove è più forte è su YouTube, con video che hanno più di un milione di visualizzazioni.

La scoperta più sconvolgente fatta sul suo profilo? Bicarbonato e aceto (o acido citrico) vanno usati separatamente, altrimenti si annullano. OK. E il percarbonato di sodio (sostituto “green” della candeggina) funziona solo oltre i 60°. AH.

Beatrice Mautino, Divagatrice: 

Su Instagram @divagatrice
Mautino è membro del CICAP, si batte contro il greenwashing e da anni si occupa di sfatare miti sulla chimica nella cosmesi. Da un annetto è anche autrice e conduttrice del podcast del Post “Ci vuole una scienza”. Alcuni dei suoi contenuti recenti più interessanti sono il dibattito sui saponi solidi e quelli sugli oli essenziali

Barbascura X, il pirata

Su Instagram: @barbascura

Chimico, comico, YouTuber, autore e conduttore televisivo. Barbascura è il pirata della divulgazione scientifica. Chi l’ha detto che il cabaret e la scienza non possono stare insieme? Imperdibile al sua serie YouTube Scienza Brutta, documentari di 50’ sugli animali, ironici e informativi. Ha scritto vari libri, ma il prossimo in uscita è “La tempesta perfetta” proprio sulle fake news, scritto insieme a @astrowikiperri, astrofisico e divulgatore. Sempre insieme l’anno scorso hanno prodotto “Infodemic” un documentario su Prime Video sulle fake news.

La guida di Sottosopra a come riconoscere le fake news

Il programma di fact checking di Meta

Da qualche anno Meta sta provando ad arginare il problema lavorando con organizzazioni locali e internazionali di fact-checking, certificate dalla rete indipendente International Fact-Checking Network (IFCN) per identificare, controllare e prendere provvedimenti in relazione ai contenuti che favoriscono la disinformazione. I fact checker di Meta per l’Italia sono Open di Mentana, (qui l’annuncio della collaborazione) e Pagella Politica, che ha anche una bella pagina di fact-checking dove si può scorrere tra card grafiche con le ultime dichiarazioni politiche: cliccandole si svela se si tratta di una sparata o se i dati sono verificati. Ma noi utenti cosa possiamo fare? Ecco un piccolo vademecum per districarci tra fake news e miti da sfatare.

Fare attenzione alle immagini

I post di disinformazione tendenzialmente contengono immagini e video ritoccati. Oppure si tratta di immagini autentiche, ma pubblicate fuori contesto. Con le immagini è sempre possibile cercare dove altro sono state utilizzate utilizzando la ricerca per immagini di google (cliccando sull’icona della fotocamera nella barra di ricerca per caricare la foto da confrontare) o grazie a siti di reverse image search come tineye.

Non fidarsi dei titoli

Particolarmente quando si tratta di click-bait, ovvero fake news create per gonfiare le metriche di traffico di un sito, si fa leva su titoli esagerati e ad effetto, scritti spesso in maiuscolo e con un utilizzo generoso di punti esclamativi. Tendenzialmente, se il titolo suona esagerato o incredibile, è perché probabilmente lo è.

Fare ricerche sulla fonte

Essere di in grado di verificare la fonte di post e notizie che vengono condivise sui social network o la validità di certi siti internet dovrebbe essere una skill che viene insegnata a scuola e rinfrescata dalla TV, per i cittadini più agés. Nel caso dei siti internet, spesso quelli che diffondono fake news hanno URL verosimili, magari storpiature di testate esistenti, così da sembrare credibili a un occhio poco attento. Un esempio su tutti: “Il fatto quotidaino”, ora offline, giocava sulla sostituzione della I e della D di “quotidiano” per confonderlo con il giornale. Qui una lista nera dei siti che pubblicano bufale sui social.

Fare attenzione alla formattazione

Molti siti di informazioni false hanno un’impaginazione ed un impianto grafico scarso, brutto o visibilmente datato. All’interno dei testi è facile trovare errori di battitura o di sintassi. Anche la scrittura in maiuscolo e un uso eccessivo di punti esclamativi tendono ad essere indicatori di fake news.

Verificare le date

Controllare sempre la presenza di data negli articoli e che la cronologia delle informazioni sia coerente.

Verificare le testimonianze

Controllare che le fonti citate (se ci sono) siano altrettanto attendibili. La mancanza di prove, di fatti o il riferimento a esperti e studi che non vengono citati potrebbe indicare che si tratta di informazioni false.

Il post è satirico? 

Controllare se l’account è noto per essere satirico, come ad esempio Lercio o se i dettagli e il tono del post rivelano uno scopo umoristico. Poi in certi casi le notizie sono così assurde da sembrare false, ma sono vere. Le raccoglie la pagina “Ah, ma non è Lercio?”

Extra:

Il podcast complottismi di di Andrea Daniele Signorelli, prodotto e curato da Radio Raheem. Un viaggio tra le teorie del complotto che stanno ridisegnando la nostra epoca. 

Tutti i festival della divulgazione scientifica in Italia.

In UK invece, l’ASA (Advertising Standards Association) chiede una regolamentazione più rigorosa sulla presunta sostenibilità millantata dai brand, dopo che una ricerca ha rivelato che i consumatori trovano la terminologia green attualmente in uso “impegnativa e difficile da capire”. (fonte)

 

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