I motivi del successo di TikTok: intervista a Federico Rognoni

25 Marzo 2020
Posted in Interviste
25 Marzo 2020 Sottosopra comunicazione

I motivi del successo di TikTok: intervista a Federico Rognoni

Su parecchi social network, in questo periodo di emergenza, sono tante le iniziative intraprese da vip, influencer e persone comuni, per intrattenersi, intrattenere e fare anche un po’ di luce sul Covid-19 e su quello che sta succedendo in Italia e nel mondo.
Social distancing, abitudini di vita stravolte, le giornate in quarantena: da Instagram a Facebook non si parla d’altro. Non fa eccezione TikTok, il social network preferito dalla Gen Z di cui avevamo iniziato a parlare a maggio dello scorso anno, poco prima che iniziasse il suo inarrestabile successo.

Da Wuhan, per esempio, con un video al giorno, una ragazza racconta la sua vita su TikTok: brevi video quotidiani pieni di musica, nello stile tipico del social, per testimoniare come si vive chiusi in casa e con il permesso di uscire solo per comprare cibo e medicinali.
Nel mondo intanto, associazioni come Unicef, World Health Organization, Croce Rossa dei diversi paesi, si stanno mobilitando su TikTok per parlare anche alle generazioni più giovani ed educare sulle precauzioni da prendere.
Ovunque e anche in Italia, accanto all’attività educational, non manca quella di puro intrattenimento.
Attraverso gli hashtag #iorestoacasa, #distantiuniti e #rialzatieaccamina, sono tanti i TikTokers che si stanno dando da fare in questi giorni, tra video, raccolte fondi e live giornaliere.
Tra questi, anche Federico Rognoni, classe 2000, che in Sottosopra Comunicazione abbiamo intervistato all’inizio di febbraio per approfondire il tema TikTok.
Federico è un portento: a 19 anni è un vulcano d’idee, attivo su diversi social, appassionato di business e comunicazione, super esperto di Tik Tok, tanto da scriverci un libro.

Nel corso dell’intervista, Federico ci ha svelato i motivi dietro al grande successo di TikTok.


Chi è e cosa fa Federico?
Ho 19 anni e sono al primo anno di Economia all’Università. Sono Social Media Manager e Consultant con focus Tik Tok. A maggio ho aperto la pagina Instagram di Ronis Book, una community in cui parlo di libri di business e a fine settembre ho voluto replicare la cosa su Tik Tok ed ero tra i primi a non ballare o fare comedy. Il primo mese sono cresciuto di 30mila follower, tutti organici, e questo mi ha dato la motivazione di andare avanti
Sono anche presente su YouTube dove sto cercando di produrre sempre più contenuti: è il social in cui credo più di tutti. Inoltre divulgo su LinkedIn il mondo Tik Tok, organizzo workshop e formazione.

 

Come ti sei avvicinato a Tik Tok?
Ho iniziato con video di sport , ma presto mi sono reso conto che non volevo investire il mio tempo su quello, così ho chiuso e riaperto per Ronis Book. Ho iniziato a studiare da autodidatta su blog americani e cinesi.

 

Tu che ci sei dentro come pensi sia riuscito a trasformarsi in un fenomeno in così poco tempo?
Già partiva da un’ottima base di pubblico in India (quasi un terzo degli utenti totali) e Cina, detto questo tra i fattori di crescita principali, sicuramente la possibilità di condividere facilmente i video: differentemente dagli altri social, consente a tutti di accedere e curiosare tra i contenuti pubblicati anche senza iscriversi. Gli stessi video possono essere inviati ad altri che possono vederli senza essere necessariamente iscritti. Inoltre è incredibilmente user friendly, quindi alla portata di tutti, ed è intrattenimento puro, esattamente ciò che cerca il pubblico. Video brevi, divertenti e che intrattengono, senza troppo impegno. L’algoritmo è così bravo che crea una vera dipendenza: capisce perfettamente cosa ti piace e crea per te un feed ad hoc e potenzialmente infinito.

 

Perché l’algoritmo funziona così bene?
Perché l’adv non lo ha ancora snaturato, e poi perché in Tik Tok possiedono tecnologie che altri social non hanno. Ci sono per esempio delle start up dedicate soltanto al riconoscimento facciale per perfezionarne il funzionamento.

 

Perché un brand dovrebbe investire su Tik Tok e quale settori più di tutti dovrebbe?
Sicuramente tutti quelli che parlano a un pubblico under 25. Un brand dovrebbe investire più che altro sul content marketing, perché l’adv costa ancora parecchio (a meno che tu non sia un grande brand internazionale e possa permettertelo).
Il Washington Post è un esempio in questo senso: ha un account da oltre 300mila follower creato senza fare pubblicità ma solo attraverso il content marketing.

 

Un brand può solo fare adv senza creare un profilo?
Sì, assolutamente. Hai l’opzione direttamente nel pannello di controllo. Lo ha fatto Apple recentemente: una campagna senza avere un profilo.

Le aziende investono più in contenuti o in adv?
Spendono soprattutto in content marketing o influencer marketing.
Per esempio Nba mesi fa ha ingaggiato tre tra le più grandi influencer esistenti e la campagna di influencer marketing gli ha restituito qualcosa come 3 milioni di follower in pochissimi giorni.

 

Copertina. TikTok Strategy | Federico Rognoni

 

Come puoi arrivare al successo su un social nato per i balletti?
Io per esempio cerco di usare contenuti “hook” per acquisire utenti, pubblicando per esempio classifiche o curiosità e poi diffondo contenuti più inerenti al mio interesse che so che mi faranno ottenere meno follower, ma fidelizzeranno quelli davvero interessati al tema.

 

Come si monetizza effettivamente su Tik Tok?
Attraverso il Link in bio, una novità implementata di recente, o le Live: chi ha milioni di follower ci guadagna molto, funziona come Twitch. L’utente acquista uno sticker e te lo dona, una percentuale va a te, l’altra a Tik Tok.
E poi con l’influencer marketing. Oggi molti musicisti emergenti vendono le loro canzoni per usarle come sottofondo nei video: il vero mercato in grande ascesa su Tik Tok può essere quello musicale infatti.

 

Qual è la cosa che conta di più su Tik Tok?
Il contenuto è il centro di tutto. Se è brutto, anche se hai un milione di follower, lo vedranno solo in dieci mila. Su Tik Tok il contenuto ha davvero un’importanza fondamentale.

 

Best practice su Tik Tok?
Amazon Prime per promuovere Good Omens aveva fatto una buona operazione, (challenge, influencer etc) ma il contenuto da creare era troppo complicato e non era riuscito a ottenere il successo sperato. Perché i balletti funzionano? Perché sono semplici da fare: seppur difficili, quando lo impari, è fatta.
Una campagna ben riuscita è stata quella di Guess, attraverso un hashtag challenge InMyDenim che aveva funzionato bene. Sul loro sito si trovano tantissime case history.

 

Età media alzata con la fiammata?
Sì, perché mentre i piccoli erano già dentro, i nuovi utenti sono più grandi.
Un under 15 oggi potrebbe non conoscere quasi Instagram, mentre un ventenne sa sicuramente cos’è Ti Tok.

 

Ci sono feature che ancora non ha e servirebbero?
Sì, per esempio su Douyin (il Tik Tok cinese), è presente già la funzione Live che come su Twitch ti mostra tutte le Live attive. Durante queste dirette ci sono delle televendite dove gli influencer vendono prodotti che puoi acquistare cliccando direttamente su un link.

 

Durata massima dei video?
Per fidelizzare puoi farli lunghi quanto vuoi, per acquisire e diventare virale, devono essere di massimo 15 secondi.

 

Progetti imminenti per te?
È appena uscito il mio libro, ovviamente su Tik Tok! Si intitola “TikTok strategy. Manuale completo per far crescere il tuo profilo e capire il funzionamento della piattaforma” ed è disponibile nei principali store online.

 

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