MENU
Contattaci -

Follow us: in / ig

Perché Philips e Aquafil seguono Patagonia nell’economia circolare

25/05/2025

Nel retrobottega di un vecchio negozio del tuo paese o città, un tempo c’erano uomini e donne che riparavano di tutto: scarpe, orologi, piccoli elettrodomestici. Ogni oggetto aveva una seconda vita.
Oggi, invece, se qualcosa si rompe, si ordina subito un sostituto. Su Amazon, chiaramente. E magari ci si sente anche a posto con la coscienza perché “la raccolta differenziata la seguo alla perfezione”. Ma se pensi che riciclare sia la soluzione, purtroppo ti sbagli: secondo l’UNEP, nel 2023 abbiamo prodotto 2.3 miliardi di tonnellate di rifiuti urbani, (di cui la maggior parte finisce nel Sud Est Asiatico) – questa quantità di rifiuti in un anno equivale circa 3.800 tonnellate al minuto – se fossero rinchiusi in container messi in fila, questi rifiuti farebbero il giro dell’equatore terrestre per 25 volte. E di questi 2.3 miliardi di tonnellate sai quanti ne sono stati riciclati? Solo il 20%. Si, è allarmante.

È evidente che il problema è a monte, ed è necessario un cambio di paradigma: passare da un modello di economia lineare all’economia circolare. Questo genererebbe un impatto positivo sull’ambiente e sulla società: alcuni brand l’hanno capito da tempo, come Patagonia, che adotta un modello di economia circolare ancora prima che questo termine nascesse. Quello che da sempre caratterizza questa azienda è il senso di responsabilità e la volontà di educare i consumatori a pratiche responsabili e sostenibili.

Fortunatamente sono diverse le aziende che hanno seguito le orme di Patagonia, cambiando approccio per fare business in modo consapevole e sostenibile.

Economia circolare: una definizione semplice

Il concetto di economia circolare è ormai sulla bocca di tutti, ma cosa significa esattamente? Stando alla definizione del Parlamento Europeo:

l’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali esistenti il più a lungo possibile.

“Le tre “R” dell’economia circolare

  • Ridurre, attraverso una progettazione sostenibile: significa produrre beni e servizi riducendo al minimo le risorse utilizzate. Secondo una recente pubblicazione dell’Unione europea infatti, ben l’80% dell’impatto ambientale di un prodotto si definisce al momento della sua progettazione. Optare per materie prime a basso impatto ambientale, ottimizzare i processi di produzione e capire come riutilizzare e riciclare il prodotto (anziché distruggerlo) sono pratiche fondamentali nella fase di progettazione.
  • Riusare, cioè allungare la vita utile del prodotto anziché buttarlo al primo segno di usura. Oltre che creare prodotti di qualità durevoli nel tempo, altre soluzioni alternative sono i servizi di noleggio (noleggio ad abbonamento o noleggio “one shot”) e l’acquisto di capi e oggetti di seconda mano.
  • Riciclare, cioè trasformare i rifiuti in prodotti idonei a un nuovo utilizzo.
Reduce reuse recycle

Quali sono i vantaggi dell’adozione di un modello di economia circolare?

Adottare un modello di economia circolare ha conseguenze significative su più livelli: ambientale, economico e sociale. Vediamoli nello specifico.

Riduzione dell’impatto ambientale

  • Minor produzione di rifiuti, e di conseguenza meno rifiuti che vengono inviati in discarica o inceneriti
  • Minore estrazione di materie prime vergini
  • Riduzione delle emissioni di CO₂ associate a produzione e trasporti
  • Riduzione dei livelli di inquinamento nel suolo, aria e acqua
  • Maggior preservazione degli habitat naturali e della biodiversità

Risparmio economico e creazione di nuove opportunità

  • Le imprese riducono i costi di approvvigionamento riutilizzando risorse
  • Nascita di nuovi modelli di business (riparazione, sharing economy, upcycling)
  • Aumenta la resilienza alle crisi nelle catene di approvvigionamento
  • Miglioramento della reputazione aziendale e attrazione di consumatori sensibili alla sostenibilità

Benefici sociali

  • Creazione di nuovi posti di lavoro “green” nei settori della riparazione, rigenerazione e riciclo
  • Maggiore coinvolgimento delle comunità locali in progetti di economia circolare
  • Educazione dei consumatori a un uso più consapevole e responsabile delle risorse

È evidente che l’economia circolare non è solo un’opzione più sostenibile: è anche una leva strategica per innovare e prepararsi al futuro, vivendo in modo più rispettoso e consapevole.

Concetto - economia circolare

L’economia circolare presenta qualche svantaggio?

Gli svantaggi legati all’economia circolare sono legati alla fase iniziale, a maggior ragione se l’azienda ha sempre adottato un modello di economia lineare.

Fra i principali:

  • Costi iniziali elevati: implementare processi circolari (es. riciclo interno, redesign dei prodotti, logistica inversa) può richiedere investimenti significativi in tecnologie, formazione e infrastrutture.
  • Complessità operativa: gestire il ciclo completo di un prodotto è complesso, richiede una stretta collaborazione lungo tutta la filiera e l’adozione di nuovi modelli gestionali e logistici. 
  • Dipendenza dal mercato: il riciclo dipende spesso da fattori esterni, come il prezzo delle materie prime vergini o le politiche commerciali internazionali. Quando i materiali riciclati costano più di quelli nuovi, l’interesse economico può calare.

Questi svantaggi non rendono però il modello meno valido: indicano piuttosto la necessità di politiche pubbliche, incentivi e innovazione per renderlo concretamente attuabile su larga scala. E soprattutto, è importante percepire questi punti non come ostacoli, ma come sfide da affrontare per creare un business più consapevole.

Che differenza c’è tra economia circolare e economia lineare?

L’economia lineare è un modello produttivo che sfrutta in modo intensivo le risorse per poi produrre bene e consumarli, generando ingenti quantità di rifiuti. Si fonda su consumo rapido e massivo e sullo smaltimento, senza considerare riutilizzo e recupero dei materiali.
L’economia circolare, al contrario, si basa su riutilizzo, riparo e riciclo di materiali e beni, così da allungarne il ciclo di vita, riducendo il consumo di risorse e i rifiuti prodotti.

Perché i brand stanno investendo nell’economia circolare

Negli ultimi anni sempre più brand stanno adottando modelli di economia circolare – e per fortuna!

Da un lato la crisi climatica e l’esaurimento delle risorse stanno rendendo insostenibile il tradizionale modello lineare. Dall’altro, le normative europee – come il Green Deal e il Piano d’Azione per l’Economia Circolare – impongono obiettivi stringenti in termini di riduzione dei rifiuti e uso efficiente delle risorse. A tutto questo si aggiunge un cambiamento culturale e nei consumi: grazie a una costante divulgazione i clienti sono sempre più attenti all’impatto ambientale dei prodotti e premiano brand trasparenti, responsabili e innovativi

Come implementare l’economia circolare in azienda

Passare da un modello lineare a uno circolare richiede visione strategica e senza dubbio è complesso, ma si può iniziare con azioni graduali: progettare prodotti pensando alla durabilità, riparabilità e riciclabilità, ridurre gli sprechi e ottimizzare i processi produttivi, introdurre pratiche di riuso e riciclo, sperimentare modelli di business alternativi come la sharing economy, il leasing e il pay-per-use, che promuovono l’accesso ai beni piuttosto che la loro proprietà, riducendo la produzione e il consumo eccessivo. 

Ma, soprattutto, serve buon senso: non bisogna essere perfetti da subito, l’importante è iniziare un percorso che porti a una transizione consapevole e sostenibile. Done is better than perfect!

Economia circolare come modello di business: 3 esempi virtuosi 

C’è chi ha fatto dell’economia circolare la propria visione di business, e chi l’ha adottata recentemente, ma poco importa: meglio tardi che mai! Ecco alcuni esempi di aziende, a nostro parere, virtuose.

Patagonia: l’azienda che ha riscritto le regole del gioco

Visione e valori

Patagonia è un brand americano di abbigliamento e attrezzatura sportiva unico al mondo, nato nel 1973. Dieci anni dopo l’azienda ha iniziato a devolvere l’1% delle proprie vendite a favore di iniziative a sostegno dell’ecosistema terrestre: fino ad ora ha investito 89.000.000€ in progetti ambientali. L’azienda si distacca dalla visione capitalista che vede nel profitto la chiave del successo. Al contrario, sostiene che la misura del proprio successo “sia il numero di minacce scongiurate: abbiamo evitato che foreste antiche venissero rase al suolo, che scavassero miniere in aree incontaminate, che venissero usati pesticidi tossici. Poi ci sono i risultati tangibili del nostro impegno: lo smantellamento di dighe, il ripristino di corsi d’acqua, la tutela di fiumi selvatici e panoramici, la creazione di parchi e riserve naturali”. (fonte: Yvon Chouinard, Let my people go surfing).

Economia circolare in pratica

Ecco come Patagonia promuove l’economia circolare:

  • Produce vestiti di qualità a partire da materiali ottenuti in maniera responsabile
  • Utilizza materiali riciclati (es: poliestere riciclato)
  • Sviluppa una catena di approvvigionamento pulita: utilizza fibre coltivate biologicamente, ricicla le materie sintetiche, riduce i prodotti chimici tossici, migliora le condizioni di lavoro e si assume la responsabilità per tutto il ciclo di vita del prodotto
  • Mette a disposizione del consumatore un programma di riparazione dei capi di abbigliamento, chiamato Worn Wear, che nel 2024 ha riparato oltre 130.000 capi di abbigliamento, prolungandone la vita utile e riducendo la quantità di rifiuti tessili destinati alle discariche.
Patagonia - programma worn wear

Philips: da prodotto a servizio

Philips, nota multinazionale olandese del settore tech, è stata una delle prime aziende a collaborare con la Ellen MacArthur Foundation (fondazione che ha l’obiettivo di accelerare la transizione verso un’economia circolare attraverso ricerca, formazione, collaborazione con aziende e istituzioni, e diffusione di conoscenza) per trasformare il proprio modello di business in chiave circolare. 

Tramite il servizio “Lighting as a Service” per esempio, anziché vendere lampade o impianti di illuminazione, l’azienda fornisce luce come servizio: installa, gestisce e mantiene l’illuminazione, rimanendo proprietaria dei prodotti, che poi recupera, aggiorna o ricicla. Questo modello riduce gli sprechi, stimola la progettazione modulare e incentiva l’uso efficiente delle risorse.

Aquafil: nylon rigenerato da reti da pesca e rifiuti plastici

Anche in Italia c’è chi si impegna! Aquafil è un’azienda trentina che ha sviluppato ECONYL®, un filo di nylon rigenerato ottenuto interamente dal riciclo di rifiuti.
In particolare, utilizza materie prime come reti da pesca, scarti tessili industriali e rifiuti plastici. Questi materiali, che rappresentano una minaccia per gli ecosistemi marini, vengono trasformati in un tessuto di qualità tramite la depolimerizzazione del nylon e la successiva ripolimerizzazione, che permette di produrre nylon vergine senza utilizzare il petrolio.
Grazie a questo processo innovativo, le emissioni di gas serra rispetto alla produzione di nylon da petrolio vengono ridotte del 50%.

Economia circolare: una responsabilità di tutti

L’economia circolare ci invita a cambiare mentalità prima ancora che modelli di business, a chiederci non solo quanto produciamo e quanto consumiamo, ma anche come e perché

Citando ancora Yvon Chouinard, fondatore di Patagonia:

“Come consumatori, il più grande favore che possiamo fare al pianeta è usare le nostre cose il più a lungo possibile: il semplice gesto di allungare la vita dei vestiti curandoli e riparandoli riduce sul lungo termine la necessità di comprarne altri e quindi le emissioni di CO2, la produzione di rifiuti e il consumo di acqua necessari per fabbricarne di nuovi. Quando ci lasciamo sedurre dalla moda e dal fast fashion, condanniamo i vestiti usati alla discarica”.

Comprare meno ma più di qualità, dare un nuovo utilizzo a un oggetto anziché buttarlo, favorire la sharing economy e il servizio del noleggio sono alcune piccole azioni che, se messe in pratica dalla maggioranza, possono fare un’enorme differenza.