Eventi e sostenibilità, come creare un evento low impact

26 Ottobre 2021
26 Ottobre 2021 Irene Ivoi

Eventi e sostenibilità, come creare un evento low impact

Eventi e cultura sostenibile

Voler essere sostenibili quando si producono aggregazioni all’insegna della cultura è una ambizione di grande dignità.
Le aggregazioni di contenuti e persone all’insegna della cultura da produrre o divulgare sono innumerevoli e soprattutto di tanti generi diversi.
Nella mia esperienza le prime occasioni di incrocio tra sostenibilità e cultura le ho avute quando 15 anni fa hanno iniziato a diffondersi i disciplinari comunali o provinciali sulle feste cittadine.
Sono anch’esse dei contenitori di cultura sicuramente locale ma non per questo da sottovalutare perché iniziare da qui a proporre idee green ha un innegabile pregio: PARLARE A TUTTI, e non solo agli addetti ai lavori.

Ricordo benissimo i primi casi che fecero scuola in Italia.
Trattavasi di protocolli o disciplinari che gli enti locali predisponevano, coinvolgendo poi in cascata le associazioni che di solito organizzano feste e li applicano. Grazie a tale circolo virtuoso quelle feste, indipendentemente da ciò che promuovono, tentano di avviare corrette raccolte differenziate, erogare bevande in forma sfusa, usare stoviglie lavabili (o compostabili), stampare depliant o tovagliette su carta riciclata o certificata, impiegare fornitori locali, evitare sprechi di cibo con accorgimenti intelligenti, usare detergenti certificati per le normali pulizie, ecc.

Oggi fa quasi sorridere? Ma 15 anni fa queste azioni venivano considerate esemplari e raccontate persino nei convegni o nelle aule formative come case history da imitare.
Nel frattempo è successo di tutto perché la sostenibilità è diventata un perimetro da navigare per tanti tipi di eventi realizzabili.
Per esempio quelli sportivi in Italia vantano un carnet di best practice di grande rilievo: si parte da Toroc, comitato organizzatore dei Giochi olimpici invernali del 2006 a Torino, che ottenne per primo la certificazione del proprio SGA secondo gli standard ISO 14001 e EMAS II, dall’impegno targato 2012 di UISP per poi passare all’operazione Kiss Mugello che debutta nel 2013 con un bel parterre di partner istituzionali e gestita da Right HUB, il cui sito è sempre ricco di spunti. Nel 2019 arriva La Carta di Courmayeur, redatta da AICA – Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale – sottoscrivibile da qualunque manifestazione sportiva si riconosca nei suoi princìpi ambientali. Parallelamente arriva anche la certificazione ecoevents patrocinata da Legambiente che si propone per eventi sportivi ma non solo.


Ma dove nasce tutto ciò?

Nasce in UK, da una norma di certificazione BS 8901 – Sistema di gestione per la sostenibilità degli eventi (www.bsigroup.it) che fissa i requisiti e fornisce una guida per chiunque voglia progettare e gestire un “evento sostenibile”. Questo standard inglese include l’intera gamma di eventi: dalle conferenze a larga scala agli eventi come le Olimpiadi del 2012, ai festival musicali e gli air-shows. Tra gli eventi così certificati serve ricordare il Live Earth di Wembley nel 2007, uno dei 7 concerti mondiali simultanei organizzati per sensibilizzare l’opinione pubblica sui cambiamenti climatici. Gli sforzi degli organizzatori si sono indirizzati verso l’utilizzo di energie alternative, riciclo differenziata e riutilizzo (il palco è stato realizzato con copertoni usati di auto e camion). Il successo di questo standard ha spinto la commissione ISO a lavorare su una norma per gli eventi sostenibili internazionale. Il risultato è lo standard di Gestione per Eventi Sostenibili ISO 20121. Promotori, organizzatori, fornitori di beni e servizi e location per eventi (fiere, pala-congressi, aree concerti, teatri, ecc.) possono certificarsi anche per un singolo evento spot.

Tornando in Italia

È d’obbligo ricordare i passi in avanti che si stanno compiendo e quindi ecco il Progetto Life GreenFEST – Green Festivals and Events through Sustainable Tenders partito nel 2018 che ha elaborato e reso pubbliche le Linee Guida per l’applicazione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) quando si affidano servizi di organizzazione e gestione degli eventi culturali. Stiamo parlando di festival e rassegne culturali, musicali, mostre. Le Linee Guida riguardano tutti gli aspetti degli eventi culturali, dall’organizzazione alla promozione e comunicazione, la realizzazione e le attività post evento.

L’obbiettivo di GreenFEST, capofila è Anci Lombardia, è stato proprio facilitare l’integrazione dei Criteri Ambientali Minimi nei bandi di gara e fornire uno strumento operativo per le autorità locali che hanno intenzione di applicare appalti verdi quando promuovono, finanziano o gestiscono attività culturali, di migliorare le prestazioni ambientali complessive del settore culturale sul loro territorio, di ridurre i costi operativi degli eventi culturali e disseminare la cultura verde tra tutti i loro stakeholder.


Un Nuovo Cam in arrivo?

Il sito del Mite annuncia l’avvio dei lavori nel 2021 per un nuovo CAM proprio sugli eventi culturali. Ricordo che si iniziò a parlarne al forum CompraVerde nel 2018. Sembra tanto tempo fa per via della pandemia che ha dilatato nel tempo e azzerato nel breve (tempo) tante attività, e invece siamo vicini. Lo chiede infatti anche il PNRR e questo CAM è previsto in uscita nel 2022.


E infine uno sguardo ai musei

Sono uno degli scrigni più preziosi per la cultura e il suo patrimonio da conservare e valorizzare. Ma oggi sono al centro di un nuovo dibattito perché in quanto potenziali agenti di sostenibilità; il loro operare può essere cioè di sostegno alle comunità in cui si iscrivono, può contribuire alla generazione di contenuti sostenibili a servizio del proprio pubblico, può in sostanza rispondere a nuove domande. Un orizzonte in trasformazione come ci ricorda Michela Rota nel suo “Musei per la sostenibilità integrata”.

E anche in questo caso il PNRR ritorna perché li chiama in causa e prevede anche per loro misure in grado di migliorarne la sostenibilità. 

Francamente penso che nuove logiche circolari possano caratterizzarne l’attività ben più di quanto si sia fatto in passato e quindi benvenute sono le aspettative e le progettualità che essi saranno in grado di accogliere.

Illustrazione originale di Roberto Rubini.
Chi è Irene Ivoi? Conoscila nella nostra intervista qui.

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Irene Ivoi

Mi sono laureata in industrial design con una tesi di economia circolare nel 1992. L’economia circolare in quel tempo non esisteva ma le ragioni per cui avrebbe dovuto esistere mi erano chiarissime. E per fortuna sono state la mia stella polare. Da sempre progetto strategie, scrivo, parlo e penso per aziende e organizzazioni pubbliche e private.